domenica 21 giugno 2009

Motociclisti...strana, meravigliosa gente!


"Una volta, qualche anno fa, il papà di uno di noi che ora non c’è più, il papà di un Angelo con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti cosi: “… Mi aveva tanto parlato di voi, ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato più di tanto, ma essendo un gran “capoccione” me li ha voluti far conoscere uno ad uno, questi ragazzi da abbracciare e baciare come figli propri, immersi in quelle loro tute di pelle, con i loro caschi sgargianti, tutti veri DURI!
Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo. Ma provate ad alzare loro quelle visiere scure da marziani e troverete occhi splendidi, puliti, gonfi di quelle lacrime vere in cui puoi annegare ed arrivare fino infondo alla loro anima per vedere com’è candida. Provate poi a togliergli quelle tute e troverete al loro interno dei bambinoni innamorati della vita, dei week-end a bistecche e salsicce, ma ancora tanto bisognosi di un padre o di una madre che li prenda per mano quando la sorte inizia a giocare duro.
"

Si dice che ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri insieme a noi salgano pure Angeli e Diavoli… È vero!
Rappresentano quel dualismo che rende questo modo di vivere così denso di emozioni che a volte il cuore pare voler saltar via dal petto e mettersi a correre, ad urlare.
Diavoli che girano quel polso in maniera a volte così irrazionale e violenta che lo schizzo di adrenalina ti arriva diritto al cervello senza passare dal via, lasciandoti i tremori per lunghissimi interminabili minuti, e angeli che portano il volto e la voce di chi non è più con noi, dei nostri affetti, delle nostre paure ed esperienze costruite sulle nostra ossa rotte. Sì, è vero, in moto si muore, capita… può capitare ad ognuno di noi e ci si fa male, tanto male, ma quanta vita si trasforma in ricordi bellissimi, in attimi eterni, in risate così fragorose da far tornare il sole anche in una fredda e piovosa giornata di novembre?

Parlate con ognuno di noi e fatevi raccontare un giro, un aneddoto, una curva e perdetevi in quello sguardo che comincia a scintillare, nelle risate, nel sorriso che, spontaneo, stira gli angoli del viso e distende la fronte…

Parlate con ognuno di noi e chiedetegli cosa sarebbe di lui se un giorno dovesse rinunciare a questa passione e preparatevi a sentire l’urlo del silenzio, a vedere quello sguardo di bimbo diventare lo sguardo di un marinaio costretto a vivere a terra con il mare in vista o di un pilota che guarda il cielo ancorato a terra…
In moto si muore, è vero… ma non esiste modo migliore per vivere il tempo che ci è concesso…

E se ancora non lo avete capito… beh, lasciate perdere, non lo capirete mai…
Ma se un domani, andando al mare con la vostra famiglia automobilisticamente corretta, dovesse sopraggiungere uno di Noi e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare sbracciando come un pazzo, rinunciate a capire anche lui…
Lui che nella sua incoscienza vede in Noi quella scintilla che voi non siete stati capaci di scorgere.
E se vedrete il Motociclista ricambiare il saluto… beh, non c’è nulla di strano sapete?
Tra Angeli in terra ci si saluta sempre…
Ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda…"

Motociclisti… strana, meravigliosa gente!

Testo composto da Icy
Video: YouTube

9 commenti:

Littlejohn ha detto...

Mi si sono gonfiati gli occhi di lacrime Francè. Stupido? Banale?..forse. Ma tremendamente sincero.

Francè ha detto...

Confermo Littlejohn!

toofastforu ha detto...

sempre un'emozione rileggere queste parole!

Enrico ha detto...

Troppe volte negli ultimi tempi ho occasione di riflettere sul fatto che in moto si può anche morire.

Scusatemi, queste immagini e queste parole mi costringono una volta di più, ma non vorrei farlo ancora. E' un primordiale e incosciente istinto di conservazione che fa sì che ogni giorno la passione vinca la paura. Ma una volta la paura non c'era, oggi sì. Perché?

Littlejohn ha detto...

@Enrico: Io sono da poco riuscito a realizzare il mio sogno, la mia prima moto; ho dovuto reprimere la mia passione fin da quando, a 6 anni, chiesi a mio padre il Malaguti Grizzly come regalo per la promozione. Ogni mattina, mentre mi vesto, mi chiedo se non sia arrivato il mio turno, e la paura è tanta. Ma quando salgo in sella ed innesto la prima mi sento rinascere. L'aria fresca del mattino che mi accarezza il viso, il senso di libertà che solo la moto ti può donare...mi fanno sentire vivo. E non vorrei più scendere.

Francè ha detto...

Enrico per tanti motivi...le persone che hanno avuto la patente "regalata", motociclisti che scambiano la strada per la pista, strade pietose, ecc...
Cmq non sei il solo a pensare che quando si gira la chiave può essere l'ultima...

Forse la paura prima non era "pubblicizzata" abbastanza e la moto era ancora l'oggetto proibito e tutto sommato si teneva il problema nascosto.
Oggi non è piu cosi...e le campagne pubblicitarie oltre allo scopo di sensibilizzare la gente conservano anche il cinico messaggio che i morti sulle strade costano troppo.

Quando arriva l'ora c'è poco da fare...certo a noi sta guidare nella migliore maniera possibile rispettando gli altri

Daniele ha detto...

E' una cosa scritta col cuore che arriva al cuore di chi motociclista lo è per davvero.La paura ce l'ho solamente quando mi capitano situazioni "sgradevoli"...Per me la moto è la miglior terapia anche per i momenti peggiori.Sono d'accordo con tutto quello che dice Francè ed aggiungerei anche la paura di tutti quei ragazzi ormai uomini che pensano a moglie e figli a casa e che,per questo,spesso rinunciano alla moto.

stefano ha detto...

"Ma se un domani, andando al mare con la vostra famiglia automobilisticamente corretta, dovesse sopraggiungere uno di Noi e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare sbracciando come un pazzo, rinunciate a capire anche lui…" Come son vere queste parole...la voglia di moto (che, una volta soddisfatta si è trasformata in irrinunciabile bisogno) mi perseguita da quando son bambino, da quando mettevo le carte telefoniche tra i raggi della bmx per simulare il rombo di un mono. Voglia e passione che hanno sempre trovato la disapprovazione delle "alte sfere" della famiglia che, in tutti i modi, ha cercato di togliermela dalla testa. Ma poi è arrivata la prima moto, poi la seconda, poi la terza, infine la quarta che lascerà prima o poi il posto alla quinta: sempre più cm3, sempre più strada sotto il mio sedere, sempre più curve dentro ai miei occhi. Sempre più consapevole che il momento in cui il piede si stacca da terra perché tutto il mio corpo è sorretto dalla moto è magia allo stato puro, di cui non riesco a fare a meno.

Francè ha detto...

Bellissime parole stefano!

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